Rilasciate le prime informazioni per il Piano per la transizione ecologica (PTE)

Predisposto il primo set di dati per il Piano della Transizione Ecologica (PTE) da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri. Le informazioni sono relative alle azioni, i piani e i finanziamenti esistenti relativi al Piano per la transizione ecologica approvato l’8 marzo 2022.

Che cos’è e cosa prevede

Il Piano costituisce un elemento strategico della strategia italiana sull’economia circolare, ed è stato approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite) con delibera n. 1 dell’8 marzo 2022.

La procedura di approvazione, prima della pubblicazione, ha previsto una fase di consultazione pubblica, che si è tenuta nella parte finale del 2021.

L’obiettivo

Esso mira a definire una strategia per la transizione ecologica italiana, definendo un quadro concettuale anche per gli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ed in particolare consentire il coordinamento delle seguenti politiche economiche ambientali:

Decarbonizzazione

Al fine di perseguire decarbonizzazione dei processi produttivi ed antropici, gli obiettivi perseguiti sono:

  • Azzeramento delle emissioni di origine antropica di gas a effetto serra fino allo zero netto nel 2050, con taglio delle emissioni del 55% al 2030, in conformità al target europeo del programma “Fit for 55%”;
  • particolare attenzione per l’attuazione delle politiche di risparmio energetico (soprattutto nei settori dei trasporti e dell’edilizia);
  • dismissione dell’uso del carbone per la generazione di energia elettrica entro il 2025
  • produzione di energia elettrica, entro il 2030, dal 72% mediante le fonti di energia rinnovabili (con un target al 2050 previsto per il 95-100%);
  • contrasto al fenomeno della povertà energetica[1].

Nel Piano viene evidenziato come l’Italia benefici un irraggiamento solare superiore del 30-40% rispetto alla media europea.

Tuttavia, il vantaggio complessivo viene vanificato da difficoltà autorizzative che hanno frenato gli investitori e la crescita del settore.

Emissioni

Strettamente collegato al tema della decarbonizzazione è quello della riduzione delle emissioni. A tale scopo, gli obiettivi sono quelli di:

  • portare l’inquinamento sotto le soglie di attenzione indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità, verso un sostanziale azzeramento;
  • arrecare benefici alla salute umana e agli ecosistemi, con riferimento al piano d’azione zero inquinamento dell’Ue, di cui il Pte riprende anche gli obiettivi intermedi: al 2030 ridurre di oltre il 55% gli impatti sulla salute (morti premature) dell’inquinamento atmosferico.

Mobilità sostenibile

Al fine di raggiungere una mobilità sostenibile, il Piano prevede:

  • la conversione della mobilità privata verso il traguardo delle emissioni zero;
  • L’accelerazione verso lo sviluppo di modelli convenienti, maturi nelle tecnologie e con adeguata capacità di accumulazione di energia (batterie) della filiera industriale dell’automotive;
  • un rafforzamento del trasporto pubblico locale (TPL), ed in particolare renderlo maggiormente appetibile e fruibile[2].

Contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico

Altro grave problema è quello del consumo del suolo ed il dissesto idrogeologico, aspetti strettamente connessi tra di loro e ai cambiamenti climatici e che nel territorio italiano, molte problematiche connesse al consumo di suolo, al dissesto e all’adattamento dei cambiamenti climatici sono riscontrabili anche in relazione alla dinamica e morfologia evolutiva dei corsi d’acqua, come dimostrano i recenti eventi catastrofici realizzatesi nelle Marche.

Il contrasto dovrà avvenire:

  • adottando obiettivi stringenti di arresto del consumo di suolo, fino a un suo azzeramento netto entro il 2030;
  • migliorando sensibilmente la sicurezza del territorio e delle comunità più vulnerabili, al fine di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico del Paese.

Il miglioramento della gestione risorse idriche e delle relative infrastrutture

Altro passaggio fondamentale per la transizione ecologia è quello di attuare una migliore strategia di gestione delle risorse idriche e delle relative infrastrutture. Ciò dovrà passare attraverso:

  • ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse idriche (a scopo civile, industriale e agricolo);
  • efficientamento e potenziamento delle infrastrutture idriche entro il 2040[3].

In questo modo potrà essere effettivamente realizzata una efficace strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, anche in considerazione del probabile aumento di frequenza e intensità degli eventi di siccità.

Il ripristino e il rafforzamento della biodiversità

Sull’argomento “biodiversità” il Programma prevede:

  • l’inclusione degli obiettivi posti dalla Strategia biodiversità al 2030 promoissa dalla Comunità europea;
  • la realizzazione, a tal fine, di misure di rafforzamento delle aree protette dall’attuale 10,5% al 30% della superficie, e dal 3 al 10% di protezione rigorosa entro il 2030.

Viene postulato come la crisi della biodiversità sia minacciata sia dal sovrasfruttamento delle risorse che dai cambiamenti climatici.

Questo presenta effetti sulla capacità di mitigazione e adattamento del nostro territorio agli impatti climatici in termini di minore assorbimento di carbonio da parte dei sistemi naturali (suolo, foreste, zone umide) e di maggiore vulnerabilità alle anomalie climatiche ed eventi estremi.

 

La tutela del mare

Infine, sono previsti anche obiettivi di conservazione della risorsa marina:

  • target minimi di tutela al 2030 anche per il mare;
  • misure più incisive di contrasto alla pesca illegale.

E’ necessario costruire un’alleanza tra le politiche di protezione dell’ambiente marino e le politiche che disciplinano le attività marittime, in particolare per quanto riguarda i trasporti e la pianificazione dello spazio marittimo, la pesca, l’acquacoltura e la produzione offshore di energia.

Inquadramento

Esso viene inquadrato nella strategia italiana sull’economia circolare, pubblicata lo scorso 21 giugno 2022.

Consiste in un nuovo strumento di programmazione nazionale, coevo all’istituzione dello stesso ministero della Transizione ecologica (MITE) e del Comitato interministeriale della transizione ecologica[4].

Il Governo ha stabilito che la pianificazione in oggetto, mira a “perseguire un approccio sistemico, orientato alla decarbonizzazione ma non solo; caratterizzato da una visione olistica e integrata, che include la conservazione della biodiversità e la preservazione dei servizi ecosistemici, integrando la salute e l’economia e perseguendo la qualità della vita e l’equità sociale”, e viene definito come una versione iniziale, da integrarsi con un secondo documento, in cui saranno presentati dati quantitativi e specifici cronoprogrammi.

Orizzonte temporale

Gli obiettivi, ovvero le politiche delineate:

  • dovranno essere realizzate da qui a 30 anni circa (entro il 2050);
  • con lo scopo specifico , peraltro anticipato dal Green Deal comunitario nel 2019, di consentire lo svolgimento di processi produttivi ed antropici “a zero emissioni nette di carbonio”;
  • consentendo la trasformazione definita del nostro modello economico da uno lineare ad uno circolare. e cioè svincolandosi da una linearità tra creazione di ricchezza e benessere con il consumo di nuove risorse e/o aumento di emissioni.

La prima relazione sullo stato di attuazione del PTE

Come sopra richiamato, è stato pubblicato il primo insieme di dati sullo stato di attuazione del PTE[5].

Il mercato dell’energia è destinato a subire profonde trasformazioni. Diventa sempre più urgente accelerare il dibattito sulle fonti rinnovabili e sulla transizione energetica. L’Europa si è data l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il Piano per la Transizione Ecologica prevede pertanto che, entro otto anni, la generazione di energia elettrica in Italia dovrà provenire al 72% da fonti rinnovabili, per poi arrivare al 95-100% nel 2050.


[1] In Italia esso interessa il 13% delle famiglie, ed in generale nuclei che per motivi economici e sociali non riescono a riscaldare o raffreddare adeguatamente la propria abitazione.

[2] Ciò dovrà avvenire creando tutte le condizioni che assicurino un effettivo shift modale verso l’utilizzo del mezzo pubblico, dunque con una maggior estensione del trasporto su ferro (come già avviato nel PNRR).

[3] Questo attesta la continuità con i progetti impostati dal Piano di ripresa e resilienza.

[4] La creazione viene prevista dal DL n. 22/2021 (recante “Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri”), convertito con modificazioni dalla Legge 22 aprile 2021, n. 55.

[5] E’ stato approvato dal Comitato nazionale per la transizione ecologica (Cite) con delibera 8 marzo 2022, n. 1, con dati aggiornati al 30 maggio 2022, è stata pubblicata sul sito del Senato il 16 settembre 2022.

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