Rilasciata la Strategia nazionale per l’economia circolare
Con le Linee Programmatiche per l’aggiornamento, è stato rilasciato l’aggiornamento per la Strategia, in consultazione ai Portatori di interesse. Vediamo i punti principali del provvedimento.
La genesi del documento
Il documento viene predisposto per la necessità di aggiornare le linee strategiche elaborate nel 2017, recanti “Verso un modello di economia circolare per l’Italia.
Esso consisteva in un “documento di inquadramento e di posizionamento strategico” redatto con un duplice obiettivo:
fornire un inquadramento generale dell’economia circolare;
definire il posizionamento strategico del nostro paese sul tema[1].
Dal 2017 il contesto di riferimento è mutato: è ormai evidente l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici; sono stati definiti, a livello comunitario nuovi piani e programmi per supportare la transizione verso modelli circolari; il rapido sviluppo tecnologico del settore ha consentito di individuare nuovi settori produttivi in grado di generare catene di valore sostitutive di quelle tradizionali, massimizzando il recupero e il riciclo dei rifiuti.
Si rende pertanto necessario aggiornare le linee strategiche individuate nel 2017 per renderle coerenti alle nuove sfide globali.
Il ruolo dell’economia circolare per il nostro Paese
Si tratta di una sfida epocale, che dovrà consentire la realizzazione di un sistema economico tale da favorire la fabbricazione dei prodotti i cui principi fondamentali sono ispirati a quelli dell’eco-design, e che devono essere pertanto caratterizzata da alcune peculiarità (quali durevolezza e riparabilità), in modo tale che, una volta consumati, dovranno originare la minore quantità di rifiuti e massimizzare il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove “supply chains”.
Le chiavi per la transizione ecologica
Diverse sono le chiavi per realizzare una transizione ecologica efficace:
la pubblica amministrazione, le imprese e il mondo delle aziende no-profit, dovranno essere in grado di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti;
I cittadini (soprattutto dei più giovani, considerati nel documento come il motore del cambiamento) dovranno essere più consapevoli e partecipare maggiormente, anche attraverso un inedito sforzo di informazione, comunicazione e educazione nazionale verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile.
Obiettivi della nuova strategia
Il MITE punta a realizza un set di nuovi strumenti, aventi profilo sia amministrativo che fiscale, per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040. Pertanto, essa verrà incardinata sui principi basici dell’ecoprogettazione ed dell’ecoefficienza.
Le aree di intervento della strategia
Nello specifico la nuova strategia interesserà anche le seguenti aree di intervento:
ecoprogettazione ed innovazione di prodotto;
bioeconomia;
blue economy,
materie prime critiche.
Le misure della strategia
La nuova strategia comprenderà le seguenti misure:
un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di gestione illecita dei rifiuti;
lo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti dalle filiere del riciclo;
una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica;
la promozione del diritto al riuso e alla riparazione;
la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi per supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari;
il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti (legislazione End of Waste, Criteri Ambientali Minimi e l’applicazione di detti strumenti a settori strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE;
il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale, anche attraverso strumenti normativi e finanziari.
[1] In continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.