Idrogeno: presentata ieri la nuova strategia italiana
Presso il GSE, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Fratin, e del presidente del GSE, Arrigoni, è stata presentata la nuova strategia italiana sull’idrogeno. Le principali novità.
Perché valorizzare l’idrogeno in qualità di vettore utilizzato per produrre energia?
L’importanza dell’idrogeno e la necessità di una strategia che, a livello italiano, rilanci la sua produzione e il suo impiego, è presto spiegata.
Inannzitutto presenta una elevata versatilità negli usi; esso può può essere utilizzato in una vasta gamma di settori (es.: industria: per produrre acciaio, ammoniaca (fertilizzanti), e altri processi che richiedono alte temperature o idrogeno chimico; trasporti: come combustibile per veicoli a celle a combustibile (auto, camion, treni, navi e persino aerei); produzione di energia: come combustibile pulito in centrali elettriche o in sistemi di cogenerazione; riscaldamento: per sostituire il gas naturale nel riscaldamento domestico o industriale); inoltre una eccellente capacità di stoccaggio energetico (infatti esso può immagazzinare grandi quantità di energia, permettendo di bilanciare la produzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili intermittenti come il solare e l’eolico) e può essere conservato per lunghi periodi, servendo come riserva strategica per affrontare la stagionalità della domanda energetica.
Inoltre contribuisce alla decarbonizzazione di alcuni settori economici difficili da elettrificare, come l’industria pesante e i trasporti di lunga distanza, difficili da elettrificare direttamente[1].
Quali tipi di idrogeno possono essere prodotti?
L’idrogeno può essere classificato in diverse categorie in base ai metodi di produzione e al loro impatto ambientale. Questi sono i principali tipi:
Verde
Esso viene realizzato mediante elettrolisi dell’acqua, utilizzando energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico), non generando emissioni di CO₂ durante il processo.
Blu
Esso viene realizzato mediante “reforming” del metano a vapore (SMR – Steam Methane Reforming) o la gassificazione del carbone, ma con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS – Carbon Capture and Storage).
Grigio
Esso viene prodotto tramite “reforming” del metano a vapore, senza cattura delle emissioni[2] .
L’obiettivo perseguito con la nuova strategia
La nuova strategia prevede, in merito alla sua realizzazione, orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica. Con essa:
- si stima una “domanda nazionale”, compresa tra 6 e 12 Mtep;
- una corrispondente necessità di elettrolizzatori, variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW, a seconda delle condizioni di contesto.
Il documento prescrive che, per decarbonizzare i consumi, servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della “Carbon Capture Storage”, di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare.
Questa viene individuata come l’unico strumento per soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi.
Inoltre, si prevede che lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di un’infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione, e altrettanto, una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo.
Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo “Italia hub energetico nel Mediterraneo”, su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.
Le dichiarazioni
“L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al “Net Zero” al 2050. La nostra Strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo – conclude Pichetto – vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”.
[1] Altri vantaggi sono offerti da a) nessuna emissioni diretta di gas climalterante (i.e.: quando esso viene utilizzato in una cella a combustibile o come combustibile, produce solo acqua come sottoprodotto, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra); b) consente una diversificazione delle fonti (rinnovabili) di energia, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili tradizionali e dalle loro fluttuazioni di prezzo e geopolitiche; c) è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali come quelli dell’Accordo di Parigi; d) permette di integrare le energie rinnovabili nei sistemi energetici, rendendoli più flessibili e resilienti.
[2] Estistono poi altre forme di idrogeno, come quello: a) nero o marrone (prodotto mediante gassificazione del carbone o tramite processi che utilizzano petrolio o lignite; b) turchese (prodotto mediante pirolisi del metano, che produce idrogeno e carbonio solido invece di CO₂); rosa (prodotto tramite elettrolisi alimentata da energia nucleare); giallo (realizzato mediante elettrolisi alimentata da energia solare); bianco, con riferimento a quello che si trova naturalmente sotto forma di giacimenti geologici (molto raro).