Con uno studio rilasciato a Gennaio 2025, la Banca Centrale Europea interviene sul tema della transizione ecologica, rivelando, sulla scorta di opportune analisi quantitative, l’ingente complessità delle attività di rendicontazione ambientale basata sugli standard ESG (Environmental, Social, and Governance), atti a misurare l’impatto di un’azienda in termini di sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e governance aziendale, soprattutto a carico delle imprese di piccole-medie dimensioni. Il ruolo della BCE verso la transizione verde, e le principali evidenze dello studio.
Che cos’è la BCE
Con un studio dal titolo “Investing in Europe’s green future – Green investment needs, outlook and obstacles to funding the gap”, appartenente alla collana degli “Occasional Paper Series”, la BCE indaga sugli ostacoli relativi al reperimento dei fondi necessari a coprire il divario tra gli investimenti attuali e quelli necessari.
Ma prima di analizzare le principali evidenze, qualche riga riguardante la natura dell’Istituto, il compito svolto, e le motivazioni alla base del Paper, vediamo il ruolo giocato dalla BCE in tale contesto.
Innanzitutto, è opportuno chiarire che la BCE ricopre un ruolo essenziale a riguardo della stabilità economica e finanziaria comunitaria. Si tratta infatti dell’Istituto creditizio che consente, attraverso le opportune manovre di politica monetaria, di influenza i tassi di interesse che incidono sulla quantità di moneta in circolazione e le condizioni di credito, contribuendo a creare un ambiente economico favorevole alla crescita e all’occupazione. In definitiva, grazie ad esse, determina il potere di acquisto della divisa di riferimento, l’euro.
Il focus sulla rendicontazione ESG
Che cos’è?
la rendicontazione ESG fornisce un quadro completo dell’impegno di un’azienda verso la sostenibilità e rappresenta uno strumento fondamentale per comunicare in modo trasparente le proprie performance in questo ambito.
Perché è importante
la rendicontazione ESG fornisce un quadro completo dell’impegno di un’azienda verso la sostenibilità e rappresenta uno strumento fondamentale per comunicare in modo trasparente le proprie performance in questo ambito.
La rendicontazione ESG (Environmental, Social and Governance) è un tipo di report che le aziende utilizzano per comunicare informazioni sulle loro performance in ambito ambientale, sociale e di governance. In pratica, si tratta di un documento che illustra l’impatto dell’attività aziendale su questi tre aspetti fondamentali.
La rendicontazione ESG sta diventando sempre più importante, soprattutto per un paio di motivi:
- Stiamo assistendo ad una crescente attenzione per lo svolgimento di attività economiche, da parte soprattutto delle aziende, improntate alla sostenibilità: Investitori, consumatori e altre parti interessate sono sempre più attenti alle questioni di sostenibilità e richiedono alle aziende di essere trasparenti sul loro impatto ambientale e sociale;
- Ciò si riverbera/traduce sull’esigenze riguardanti il miglioramento della performance aziendale: l’integrazione degli ESG nella strategia aziendale conduce presumibilmente a miglioramenti in termini di efficienza, riduzione dei rischi e accesso a nuove opportunità di mercato.
Lo studio
Principali evidenze
Con il Paper, la BCE conduce un’analisi degli investimenti necessari per la transizione ecologica in Europa, indagando sulle esigenze di investimento “green” (ed in particolare attenzionando gli investimenti necessari a rendere l’Europa più sostenibile. L’analisi viene condotta su vari settori (energie rinnovabili, trasporti, ecc.), e si evidenziano quali sono le prospettive, ovvero le previsioni in termini di effettuazione degli investimenti verdi in futuro, evidenziando i trend in corso.
La BCE giunge alla conclusione che:
- al fine di perseguire una transizione verde di successo richiede investimenti sostanziali in tutta l’economia dell’UE, compresi gli investimenti in energie rinnovabili, infrastrutture di rete, mobilità sostenibile ed efficienza energetica.
- Nonostante i recenti progressi, sono necessari molti più sforzi per mantenere la decarbonizzazione in linea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050[1].
I risultati chiave
Dalla lettura emergono i seguenti principali risultati chiave.
Per realizzare efficacemente la transizione verde, l’Europa deve affrontare la sfida di mobilitare sostanziali investimenti aggiuntivi, stimati tra il 2,9% e il 4,0% del PIL dell’UE ogni anno fino al 2030 (misurato a prezzi costanti del 2023).
Tuttavia, quantificare le esigenze di investimento verde è un esercizio scoraggiante, soggetto a elevati livelli di incertezza. A seconda delle ipotesi e delle metodologie utilizzate, vari studi forniscono stime per le esigenze aggiuntive di investimento verde all’interno di questo intervallo. Se tutti gli investimenti aggiuntivi fossero produttivi, e in termini netti, ciò implicherebbe un considerevole aumento del rapporto totale investimenti/PIL.
Negli ultimi anni, le stime delle esigenze di investimento verde sono aumentate costantemente, riflettendo in gran parte obiettivi di decarbonizzazione più ambiziosi per il 2030 e sottolineando l’urgenza e la portata degli investimenti necessari per affrontare efficacemente il cambiamento climatico e la transizione verso un futuro energetico sostenibile. Comprendere la portata delle varie stime e le loro ipotesi sottostanti è fondamentale, poiché si prevede che gli importi degli investimenti verdi richiesti influenzino l’economia e il settore finanziario in misura diversa.
Le esigenze di investimento variano a seconda dei settori, con gli investimenti nell’approvvigionamento di energia pulita che costituiscono la spina dorsale della transizione verde dell’Europa. L’Europa deve quasi raddoppiare la sua capacità di energia rinnovabile e sviluppare ulteriormente le sue innovazioni tecnologiche pulite per garantire la sicurezza energetica.
Sono necessari anche investimenti considerevoli dal lato della domanda di energia, in modo che le fonti energetiche a minore intensità di carbonio possano essere utilizzate in modo più efficiente, in particolare nel settore dei trasporti, nell’industria e per gli edifici residenziali. Non tutti i settori stanno accelerando le loro attività di investimento verde allo stesso ritmo.
A livello di singola impresa, l’indagine della BCE sull’accesso ai finanziamenti delle imprese (SAFE) mostra che le attività di investimento verde sono state relativamente limitate, in particolare nei settori dell’energia e dei trasporti, principalmente a causa di barriere tecniche e della necessità di allinearsi con gli investimenti in infrastrutture pubbliche. Al contrario, il settore manifatturiero è stato più attivo negli investimenti verdi rispetto ad altri settori.
[1] Il Paper predisposto dalla BCE: 1) evidenzia, come sopra anticipato, le esigenze di investimento verde in Europa fino al 2030 analizzando varie stime disponibili; 2) fornisce prove di come queste esigenze di investimento siano state finanziate finora, di come si prevede che il panorama dei finanziamenti si evolverà e se le fonti di finanziamento pubblico saranno adeguate; 3) effettua una disquisizione sulle varie opzioni politiche per sostenere la transizione verde, in particolare attraverso una maggiore innovazione verde, oneri normativi ridotti, riqualificazione e strumenti di finanziamento su misura. Il principale contributo di questo documento è quello di integrare questi elementi economici, finanziari e strutturali, offrendo una visione completa della complessa questione degli investimenti verdi.