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Uni: rilasciata una nuova norma sull’ecodesign

Con il rilascio della norma UNI EN ISO 14009, vengono rilasciate da UNI linee guida che contengono indicazioni relative alla c.d. “progettazione eco-sostenibile” dei beni, dirette alle imprese produttrici di prodotto, ed in grado di contemplare l’intero ciclo di vita dei prodotti, dall’estrazione delle materie prime al fine vita.

Che cos’è l’UNI

Si tratta dell’”Ente Italiano di Normazione”, ovvero di quella organizzazione che, a livello nazionale, si occupa di sviluppare, approvare e promuovere le norme tecniche in Italia.

Ad esempio, Esso definise standard e norme per settore edile, meccanico, sicurezza, ecc… , con l’obiettivo di migliorare la qualità, la sicurezza e l’efficienza dei prodotti e servizi italiani.

Si precisa che le norme prodotte sono volontarie – e non obbligatorie e vengono create attraverso un processo di consenso tra esperti, imprese, istituzioni e associazioni, ma diventano obbligatorie quando sono richiamate da leggi o regolamenti. Alcuni esempi di norme UNI conosciute sono la UNI EN ISO 9001 (sistema di gestione della qualità) e la UNI 7129 (per l’installazione degli impianti a gas).

La nuova norma è entrata in vigore lo scorso 31 Ottobre 2024

Il  perimetro oggettivo

Le linee guida sono contenute nella norma Uni Iso 14009:2024 pubblicata dall’Ente di normazione italiano.

I soggetti interessati sono le Aziende che utilizzano un sistema di gestione ambientale per sviluppare e migliorare in maniera sistematica le prestazioni ambientali delle proprie attività.

GLi obiettivi

La norma, in particolare, si pone l’obiettivo di assistere le imprese “nello stabilire, documentare, implementare, mantenere e migliorare continuamente la circolazione dei materiali nella loro progettazione e sviluppo in modo sistematico”. E quindi in tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, che vanno dall’estrazione delle materie prime e lavorazione dei materiali, alla produzione, distribuzione e utilizzo fino al fine vita.

Le linee guida possono essere usate anche dalle imprese che utilizzano altri sistemi di gestione per integrare le strategie aziendali sulla progettazione dei beni.

Il Consiglio di Stato si esprime sulle volumetrie delle discariche

Con una sentenza, il Consiglio di Stato si esprime sul tema delle volumetrie autorizzate per il conferimento dei rifiuti negli invasi che la compongono.

Cosa dice la sentenza

Con sentenza  n. 8144 del 11 ottobre 2024, il Consiglio stabilisce che la volumetria autorizzata di tali confingurazioni impiantistiche, deve essere calcolata al netto – e non al lordo – del materiale utilizzato per il contenimento e la copertura giornaliera dei rifiuti.

Quali sono i rifiuti inclusi?

In particolare sono unicamente solo i rifiuti stoccati nell’impianto, “ossia l’unico materiale effettivamente inquinante” – oggetto dell’attività aziendale – quelli che contribuiscono al computo dei conferimenti, a fini dello smaltimento, 

Perché una sentenza sul punto

La normativa primaria sulle discariche (segnamente l’art. 10 del c.d. “Decreto Discariche”, il D.Lgs. n. 36/2003), così come modificato a seguito del recepimento delle Direttive del “Circular Economy” del 2018, ha generato dubbi interpretativi in tal senso: con la sentenza, il CdS stabilisce che la tesi “dell’inclusione” al fine di includere nella volumetria autorizzata lo spazio destinato al materiale di contenimento, è “discutibile“.

Il fatto

Così facendo, viene confermato l’annullamento dell’atto, mediante il quale una Provincia lombarda aveva inquadrato la proposta di adeguamento di una discarica come modifica “sostanziale” (quindi necessitante di ulteriore valutazione ambientale).

Preliminarmente, la Provincia aveva – erroneamente — ritenuto che l’impianto avesse già consumato tutta la volumetria a disposizione, avendo calcolato i volumi “al lordo” – e non “al netto” – del materiale di contenimento.

Martedì 5 Novembre l’Italia si incontra alla Fiera di Rimini per la 27esima Edizione di Ecomondo

Ecomondo è l’evento annuale leader nei settori della green and circular economy, e punto di incontro tra industrie, stakeholder, policy maker, opinion leader, mondo della ricerca e delle istituzioni.
Diversi gli appuntamenti che vedranno coinvolto Stefano Sassone, in qualità di Relatore e/o Moderatore agli Eventi della Fiera. 

Gli eventi

Martedì 5 Novembre

  • Presentazione del progetto “Educational Goal”, ore 16.30 – Stand n. 302, Hall Sud

Mercoledì 6 Novembre

  • L’educazione ambientale spiegata alle nuove generazioni, ore 9.30 – Sala Gialla – Hall Sud
  • RecuTalk: dialogo sul recupero, ore 14, Sala Gialla – Hall Sud
  • Question Ecomondo Time, ore 15.30, Sala Gialla – Hall Sud

Giovedì 7 Novembre

  • Biowaste e biogas: sfide e opportunità, ore 12 – Sala Gialla – Hall Sud
  • Presentazione del Protocollo ISPRA – Confindustria Cisambiente, ore 15.30 – Sala Gialla – Hall Sud
  • Presentazione Gommambiente, ore 16.30 – Sala Gialla – Hall Sud

Per maggiori informazioni

Scrivere a info@stefanosassone.it

Come sta andando il recupero dei rifiuti in Europea?

Secondo Eurostat, tra il 2004 ed il 2022, si è assistito ad aumento del 40%. Ma qual è la differenza tra la situazione europea, nel suo complesso e quella italiana?

Lo studio di Eurostat

Secondo uno studio pubblicato il 17 ottobre 2024 Eurostat ha evidenziato, nell’intervallo di tempo considerato, un considerevole aumento dei rifiuti recuperati (40,6%), mentre la quantità complessiva dei rifiuti trattati è aumentata solo del 5%. Nello stesso lasso di tempo il quantitativo di residui destinati allo smaltimento ha segnalato un calo del 25,1%.

Nell’Ue il riciclaggio è la forma di recupero più utilizzata (40,8%) seguito dal riempimento (14,2%) (in cui i rifiuti non pericolosi sono utilizzati per il ripristino di aree escavate o per il rimodellamento del paesaggio) e dal recupero di energia (6,4%).

L’andamento del recupero tra i vari paesi comunitari

Lo studio ha inoltre messo in luce un diverso andamento tra i Paesi Ue nell’utilizzo dei diversi metodi di gestione dei rifiuti.

In Europa, i livelli di riciclo dei rifiuti variano significativamente, con l’Italia al vertice: nel 2022 ha riciclato l’83,4% dei rifiuti, superando di oltre 30 punti percentuali la media UE (52,6%) e distanziando paesi come Germania (70%), Francia (64,4%) e Spagna (59,8%).

Si ritiene questo sia dovuto, ovvero in gran parte attribuito a un solido sistema di gestione dei rifiuti e all’elevata efficienza dell’industria italiana nel recupero delle materie prime seconde, specialmente nei settori della carta e dell’imballaggio.

A livello di rifiuti urbani, invece, la Germania è leader con circa il 71% di riciclo, mentre la media UE si attesta poco sotto il 50%. Questo settore evidenzia come alcuni paesi abbiano ottenuto notevoli miglioramenti grazie a tecnologie avanzate e alla promozione dell’economia circolare, ma non sempre con livelli uniformi tra le diverse categorie di rifiuto.

L’italia e il mondo dei rifiuti

Secondo le statistiche Eurostat aggiornate a settembre 2024, l’Italia ha raggiunto traguardi importanti nel campo della gestione dei rifiuti ma deve ancora affrontare alcune criticità.

Nel 2022, il totale dei rifiuti urbani prodotti nel Paese ha segnato un calo, attestandosi a circa 29 milioni di tonnellate, con una produzione pro capite di 492 kg per abitante, in diminuzione rispetto all’anno precedente. Questo dato si allinea agli obiettivi di riduzione e prevenzione dei rifiuti dell’UE, volti a incentivare l’economia circolare e la sostenibilità ambientale.

La raccolta differenziata ha raggiunto il 65,2% dei rifiuti urbani prodotti, segnando un progresso e superando per la prima volta l’obiettivo europeo fissato per il 2012.

Tuttavia, persistono difficoltà nella gestione dei rifiuti organici e alimentari, che costituiscono una quota rilevante di quelli prodotti, principalmente da filiere come il settore alimentare e le famiglie. Inoltre, l’Italia ricorre ancora in misura eccessiva alla discarica, con il 17,8% dei rifiuti urbani smaltiti in questo modo, valore superiore all’obiettivo UE di riduzione al 10% entro il 2035.

Questi dati evidenziano i progressi dell’Italia nella raccolta differenziata ma segnalano anche la necessità di migliorare ulteriormente nella gestione sostenibile dei rifiuti, in particolare attraverso il riciclo e la riduzione del conferimento in discarica.

Libro verde sulla politica industriale: al via le consultazioni

Il “Libro Verde Made in Italy 2030”, presentato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è una pubblicazione che mira a tracciare una strategia industriale per garantire la competitività e la sostenibilità del Made in Italy nei prossimi anni. Il MIMIT ha iniziato le consultazioni, che si concluderanno il prossimo 31 Dicembre. Di cosa si tratta e i passaggi successivi, per la definizione della nuova strategia industriale italiana.

Di cosa si tratta

Il “Libro Verde Made in Italy 2030”, presentato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è una pubblicazione che mira a tracciare una strategia industriale per garantire la competitività e la sostenibilità del Made in Italy nei prossimi anni. Questo documento è stato creato con l’obiettivo di favorire un ampio dibattito su come sviluppare una nuova politica industriale italiana, ed è il primo passo verso il futuro “Libro Bianco,” previsto nel 2025. La fase attuale prevede una consultazione pubblica aperta fino a dicembre 2024, invitando aziende, enti e cittadini a contribuire alla definizione di questa strategia condivisa.

Quali sono i punti fondamentali trattati

I punti fondamentali affrontati nella pubblicazione, riguardano:

  • allineamento con l’UE: con essa si punta ad un allineamento con le politiche comunitarie europee, specialmente per quanto riguarda le sfide del Green Deal e l’innovazione tecnologica;
  • ruolo dello Stato e delle imprese, per cui si propone la realizzazione di una politica industriale che vede lo Stato “stratega,” ovvero nel ruolo di coordinato delle risorse utili ad affrontare le transizioni ecologica, digitale e geopolitica;
  • sostegno alle filiere produttive, dove, riconoscendo il valore delle filiere italiane, si intende promuovere il rafforzamento dei distretti industriali e delle catene di fornitura per migliorare la resilienza economica;
  • competitività e attrazione di investimenti, per cui viene posto l’accento sulla necessità di rendere l’Italia un polo attrattivo per investitori internazionali, con incontri annuali per monitorare gli obiettivi e i progressi.

I prossimi passaggi

In particolare, il MIMIT ha aperto una consultazione pubblica che si concluderà il 31 dicembre 2024.

Questo processo culminerà nella redazione del “Libro Bianco,” che formalizzerà gli indirizzi strategici per la politica industriale italiana dei prossimi anni, includendo una prospettiva che guarda oltre il 2030: sulla base delle osservazioni che saranno raccolte attraverso la consultazione, il MIMIT definirà tale nuova strategia di politica industriale e, successivamente, costituirà la “Conferenza delle Imprese e delle Filiere” con l’obiettivo di attuare la strategia e monitorare l’impatto degli interventi adottati.

La posizione di Confindustria

Confindustria intende rispondere alla consultazione coordinando un posizionamento il più possibile coeso e coerente del proprio Sistema associativo. A tal fine, la struttura elaborerà un primo documento di posizione, che sarà poi condiviso con tutti voi per raccogliere input e assicurare così un modello di politiche industriali adeguato alle esigenze dell’industria complessivamente intesa.

Per approfondire sul Libro verde

https://www.mimit.gov.it/it/libro-verde