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Materie prime critiche: al via il tavolo congiunto tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero della Transizione Ecologica

Siglato l’accordo tra il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per il Decreto interministeriale che formalizza il tavolo tecnico “Materie Prime Critiche”. Cosa sono, i rischi per la salute, e gli obiettivi dell’accordo tra i Dicasteri.

Le materie prime critiche (MPC)

Cosa sono

Rappresentano quei materiali di strategica importanza economica per l’Europa e caratterizzati allo stesso tempo da alto rischio di fornitura.

Sono così definiti in relazione alle numerose attività industriali in cui sono impiegate, e particolarmente importanti per la transizione ecologica.

Infatti, vengono utilizzate per esempio nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie. Queste tecnologie richiedono una grande quantità di minerali e metalli, con una domanda prevista in continua crescita nei prossimi anni.

Il MISE stima, ad esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione Europea.

Quali sono

L’elenco delle MPC viene costantemente aggiornato da parte della Commissione Europea.

La prima lista è stata presentata nel 2011 e conteneva 14 materie prime critiche. L’ultimo aggiornamento è stato pubblicato nel 2020 e ne comprende 30. L’aumento delle materie prime considerate critiche è dovuto al processo di riduzione delle emissioni di gas serra e all’innovazione tecnologica, che hanno lasciato il posto a una maggior resource intensiveness. Solamente l’Elio è stato rimosso dalla lista, in quanto la sua importanza strategica per l’Europa è diminuita.

Un team del JRC ha elaborato lo “Studio sull’elenco delle materie prime critiche dell’UE (2020) – Relazione finale” e due relazioni dedicate contenenti “schede informative critiche e non critiche”, per tutte le 83 Materie Prime Critiche candidate.

Rischi

Sotto un profilo politico-industriale, Il rischio per il nostro Paese e per gli altri che ne sono privi o carenti, viene costituito dal fatto che la fornitura dipende principalmente dalla sua concentrazione in pochi, se non singoli, Paesi, dalla governance dei Paesi fornitori, dal contributo del riciclo e dalla dipendenza europea dalle importazioni.

Sempre il MISE segnale che la Cina fornisce all’Unione Europea circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile, mentre la fornitura di alcune materie prime critiche con l’afnio e lo stronzio dipendono da singole aziende europee.

Il Dicastero sottolinea come:

  • la continua esigenza di risorse ha un impatto molto alto sul pianeta, ed è causa della metà delle emissioni di gas serra e del 90% della perdita di biodiversità;
  • l’applicazione dell’economia circolare contribuirà a ridurre in modo significativo l’impatto delle attività umane sul pianeta e a raggiungere la neutralità climatica al 2050.

Sebbene i vantaggi in termini di impatto climatico delle tecnologie “verdi” rimangano evidenti, è necessario intraprendere azioni importanti per ridurre il fabbisogno di materiali primari, concentrandosi sul riuso e il riciclo.

Il ruolo di impulso svolto dal MISE

L’iniziativa sul punto era stata condotta inizialmente dal MISE che, nel gennaio 2021, aveva già avviato il Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche.

Gli obiettivi perseguiti erano diversi:

  • rafforzare il coordinamento sul tema;
  • potenziarne la progettualità in termini di sostenibilità degli approvvigionamenti e di circolarità:
  • contribuire alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche.

Il MISE inoltre:

  • promuove l’adesione all’ERMA (European Raw Materials Alliance);
  • presidia i tavoli europei e gli incontri sul tema;
  • partecipa ai workshop, webinar e seminari utili a divulgare e comunicare le informazioni sul tema.

Il Ministero ha inoltre stipulato un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali e Ambiente dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” sui temi legati al recupero e al riciclo dei beni giunti a fine vita al fine di produrre materie prime secondarie[1].

La composizione del tavolo

Il tavolo includerà istituzioni, centri di ricerca, consorzi di filiera e associazioni di categoria, rafforzando così il coordinamento e formulando proposte utili alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile.

I lavori saranno in sintonia con le attività condotte a livello europeo e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato, nel Discorso sullo Stato dell’Unione di questo settembre, una normativa europea sulle materie prime critiche.

Per maggiori informazioni

Per l’elenco delle materie prime critiche:

https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Elenco_delle_materie_prime_critiche_-_lista_2020.pdf

Per l’accordo MITE-MISE:

https://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/2022_09_15_dm_MPC_firmatoMISE-MITE.pdf

[1] Nell’ambito dell’accordo il Ministero offre anche la possibilità di attivare dei tirocini consentendo così agli studenti interessati di approfondire tematiche inerenti alle materie prime critiche, l’Urban Mining e all’economia circolare in generale, partecipando come osservatori a tavoli tecnici europei e a riunioni e conferenze di rilievo nazionale ed internazionale.

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La commissione europea approva gli incentivi per la produzione di biometano proposti dal MITE

Nei giorni scorsi la Commissione europea ha approvato il nuovo regime di incentivazione per la produzione di biometano proposto dal MITE. Dopo un intenso confronto tecnico viene adottata la decisione finale con la quale viene riconosciuta la compatibilità dello Schema di Aiuto notificato dall’Italia con il Trattato Europeo.  

Obiettivo della misura incentivante

La misura rappresenta uno strumento qualificante per la decarbonizzazione di molti impieghi dell’energia ed è più che mai rilevante oggi, in un contesto in cui l’Italia è impegnata a ridurre il consumo di gas naturale e la propria dipendenza da fonti energetiche estere. Dunque, il biometano come vettore per ridurre le emissioni di CO2, contribuendo allo stesso tempo all’efficienza e alla sicurezza energetica. 

L’entità degli incentivi

Il meccanismo incentivante:

  • è pari a 1,7 miliardi di euro; 
  • verrà finanziato attraverso il PNRR;
  • viene utilizzato per sostenere la costruzione di impianti di produzione di biometano sostenibile nuovi o riconvertiti da precedenti produzioni, in attuazione delle indicazioni europee riportati nel piano RePowerEu;
  • l’approccio privilegia l’economia circolare;
  • la riconversione riguarda in particolare la produzione di biogas connesso ad attività agricole. 

Come viene articolato l’aiuto

L’Aiuto prevede:

  • un contributo del 40% sull’investimento;
  • una tariffa incentivante sul biometano prodotto per 15 anni;

Come avverrà l’accesso  al plafond

L’accesso al plafond avverrà tramite aste. Queste si svolgeranno dal 2022 al 2024. 

Prossimi passaggi

Dopo l’approvazione del regime di Aiuto, sarà adottato il decreto attuativo della misura PNRR. 

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MITE: partite le domande del PNRR per le green communities

Parte la seconda fase dello sviluppo delle green communities. Dopo il finanziamento realizzato dal MITE per comunità pilota, pubblicato lo scorso 30 marzo, con un nuovo avviso viene preannunciato il finanziamento di almeno trenta Green communities sulla base di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale che le stesse presenteranno seguendo le indicazioni dell’avviso.

Le green communities

Come sottolineato nel corso di un precedente articolo (cliccare su: https://www.stefanosassone.it/pnrr-al-via-le-green-communities/) l’obiettivo del PNRR, ovvero della linea di investimento da esso prevista è proprio quello di favorire la nascita e la crescita di 30 Green Communities, cioè comunità locali coordinate e associate tra loro che vogliono realizzare insieme piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale.

Le matrici ambientali interessate

Acqua, boschi, paesaggio costituiscono infatti le risorse che il progetto intende favorire, assicurando uno sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che vogliono sfruttare in modo equilibrato le ricchezze di cui dispongono.

Obiettivo operativo è quello di favorire la nascita e la crescita di comunità locali, anche coordinate e/o associate (le Green communities), dando loro supporto per l’elaborazione, il finanziamento e la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale.

Trenta le comunità “pilota” di cui viene prevista la creazione. Con i relativi piani, viene prevista:

• la gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale e delle risorse idriche;
• la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano;
• lo sviluppo di un turismo sostenibile;
• la costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna;
• l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti;
• lo sviluppo delle attività produttive a rifiuti zero (zero waste production);
• l’integrazione dei servizi di mobilità;
• lo sviluppo di un modello sostenibile per le aziende agricole.

Il MITE intende realizzare modelli di Comunità locali in grado di poter sfruttare, in modo equilibrato, le risorse principali a disposizione, e realizzare un approccio innovativo, sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane.

Il contenuto del DM

In particolare, con Dm Affari regionali 30 marzo 2022, vengono innanzitutto individuate le prime tre Green communities , beneficiarie ciascuna di 2 milioni di euro per sviluppare i loro progetti.

Esse verranno realizzate in tre regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Abruzzo), e ad esse faranno seguito le 27 restanti, finanziate dal PNRR.

Il bando

Il termine

Le domande devono essere inoltrate entro il 16 agosto 2022, da parte dei comuni, al fine di poter accedere ai finanziamenti.

Come presentare la domanda

Come va presentata la domanda? In forma aggregata, da parte dei Comuni interessati .

Il plafond

Il plafond dedicato all’iniziativa mediante il PNRR è pari a 129 milioni di euro. Per ciascuna singola domanda, il contributo può essere concesso da un minimo di 2 milioni a un massimo di 4 milioni e 300mila euro. Questo dipende dai massimali per Regione .

Come va trasmessa

La domanda per l’accesso ai contributi va presentata entro le ore 23:59 del 16 agosto 2022 mediante invio a mezzo Pec all’indirizzo affariregionali @pec.governo.it

Commissioni Bilancio e Finanze della Camera: conclusa la ricognizione del DL “Aiuti”.

Con l’esame da parte della Commissioni Bilancio e Finanze della Camera si è conclusa la ricognizione del DL n. 50/2022, recante “Aiuti”. Si segnala l’emendamento del Governo che travasa nel DL Aiuti il nuovo DL Energia approvato dal Consiglio dei Ministri.

Le misure approvate

Si segnalano le seguenti misure approvate:

  • esclusione della possibilità di realizzare gli impianti nelle aree naturali protette (9.14 Trano, M5S);
  • Inserimento della relazione paesaggistica e dell’atto del soprintendente per verifica archeologica nei documenti da presentare per l’istanza VIA (10.2 Braga, PD – valutato negativamente). L’emendamento amplia la documentazione attualmente prevista dal comma 1 dell’art. 27 del Codice Ambiente. Oltre la relazione paesaggistica (o la relazione paesaggistica semplificata) anche l’atto del competente soprintendente del Ministero della cultura relativo alla verifica preventiva di interesse archeologico.
  • proroga istanza di VIA con relazione esplicativa aggiornata (10.4 Federico, M5S). L’emendamento subordina la richiesta di proroga del procedimento di VIA, attualmente consentita su istanza del proponente decorsa l’efficacia temporale indicata nel provvedimento di VIA senza che il progetto sia stato realizzato, a una relazione esplicativa aggiornata.

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GSE: pubblicate le “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici”

Sono state rese pubbliche dal GSE le “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici”. Elaborato dal Gruppo di lavoro coordinato dal MITE, descrive le caratteristiche minime e i requisiti che un impianto fotovoltaico dovrebbe possedere per essere definito agrivoltaico, sia per ciò che riguarda gli impianti più avanzati, che possono accedere agli incentivi PNRR, sia per ciò che concerne le altre tipologie di impianti agrivoltaici, che possono comunque garantire un’interazione più sostenibile fra produzione energetica e produzione agricola.

Gli autori della pubblicazione

Le linee sono frutto delle attività del Gruppo di lavoro coordinato dal MITE a cui hanno partecipato diversi soggetti, con riferimento a CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, GSE – Gestore dei servizi energetici S.p.A. ed RSE – Ricerca sul sistema energetico S.p.A.

Il settore agricolo: i tratti somatici

Nella pubblicazione, il GSE inquadra, in via preliminare, il settore agricolo, descrivendone le caratteristiche essenziali.

Esso si caratterizza per una forte integrazione con gli altri settori, molto spesso per contrastare il fenomeno di bassi redditi derivanti dall’attività primaria.

I dati della RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola[1]) permettono di approfondire le variabili economiche e strutturali delle aziende agricole. Il quadro che emerge dall’analisi dei dati è quanto mai variabile e collegato a diversi fattori:

  • gli elementi territoriali;
  • la specializzazione produttiva (gli orientamenti tecnico economici – OTE);
  • la dimensione strutturale ed economica.

Gli indici di produttività presentano un’elevata variabilità relazionata ai caratteri strutturali e organizzativi della produzione e alla tipologia di specializzazione territoriale. Risalta la netta distinzione tra le circoscrizioni territoriali, in particolare, la gran parte delle regioni del Nord per livelli di produttività più alti del valore medio nazionale, e quelle del Centro e del Sud per valori a questo inferiori.

Per approfondire la valutazione della dinamica produttiva e reddituale delle aziende agricole italiane si esaminano i principali indicatori economici RICA, costruiti rapportando i parametri indicativi dei risultati di gestione con i dati strutturali concernenti l’impiego di fattori produttivi. In particolare, l’analisi della produttività considera:

  • gli indici di produttività del lavoro e della terra – ottenuti dal rapporto tra Produzione Lorda Vendibile (PLV) e, rispettivamente, Unità di Lavoro Totali (ULT) e Superficie Agricola Utilizzata (SAU) – diretti a misurare l’efficienza economica per addetto occupato a tempo pieno e per ettaro di superficie coltivata;
  • gli indici di produttività netta del lavoro e della terra, che misurano l’entità del Valore Aggiunto al netto degli ammortamenti (VA) per unità di lavoro e per ettaro di SAU;
  • la redditività aziendale, data dal rapporto tra Reddito Netto (RN)3 e unità di lavoro o ettaro di SAU, che fornisce degli indici volti a misurare la redditività netta unitaria per occupato e per ettaro di superficie aziendale.

Nel 2019, a livello nazionale i dati indicano per la produttività del lavoro un valore medio di 46.605 euro per unità di lavoro sostanzialmente stabile rispetto al triennio precedente (+0,1%); la produttività media della terra si attesta a 3.800 euro per ettaro e mostra una leggera flessione (-1,6%).

Riguardo la produttività per ettaro di superficie coltivata vi sono importanti differenze geografiche da segnalare.

Risalta infatti la maggiore entità dell’indicatore registrata in Liguria (11.654 euro), in Trentino (9.070 euro) e in Alto Adige (7.283 euro). In tali aree, l’elevata produttività per ettaro trova spiegazione nella diffusione di ordinamenti produttivi specializzati e intensivi su superfici agricole ridotte, quali ortofloricoltura, viticoltura e frutticoltura.

Nella lettura del dato ligure, va considerato il peso delle aziende ortofloricole in serra che rappresentano una quota importante dell’intero settore.

L’indice, in generale, si assesta su valori superiori al valore medio nazionale nelle regioni del Nord, eccetto che in Valle d’Aosta dove si registra la situazione opposta – e simile a quella delle regioni del Centro e del Sud – con una produttività per ettaro di poco superiore al valore più basso in assoluto, registrato per la regione Sardegna (1.128 euro).

Gli indici di produttività, pertanto, presentano un’elevata variabilità relazionata ai caratteri strutturali e organizzativi della produzione e alla tipologia di specializzazione territoriale.

L’OTE indica la specializzazione produttiva di un’azienda, ed è determinato dall’incidenza percentuale della produzione standard delle diverse attività produttive dell’azienda rispetto alla sua produzione standard totale.

L’indice reddito netto aziendale (RN) rappresenta l’insieme dei redditi che spettano all’imprenditore agricolo nonché l’indicatore economico di sintesi delle scelte tecniche, commerciali e organizzative della produzione in ambito aziendale e, pertanto, misura la capacità dell’azienda agricola di remunerare tutti i fattori produttivi utilizzati nel ciclo produttivo.

La valutazione della capacità aziendale di generare un livello di reddito tale da sostenere i costi fissi viene valutata attraverso il Valore aggiunto netto (VA) per unità di lavoro (ULT) e per ettaro di superfice (SAU). Il primo indicatore assume un valore medio nazionale di 27.511 euro (-2,0% rispetto al triennio precedente), mentre per il secondo indicatore si ha un valore medio nazionale di 2.275 euro che registra un decremento più sostenuto (-4,3% rispetto al triennio precedente). Gli andamenti negativi osservati attestano che, a fronte della stabilità del valore della produzione, l’incidenza dei costi intermedi e degli ammortamenti è stata impattante sulla gestione.

Il quadro di sintesi degli aspetti economici caratterizzanti la gestione delle aziende agricole si completa con l’analisi della redditività (RN) per unità di fattore produttivo, sempre riferiti a lavoro e terra (ULT e SAU). Nel 2019 l’indicatore del risultato ultimo della gestione aziendale a livello nazionale è stato pari a 18.121 euro per occupato (-6,4% rispetto al triennio precedente) e 1.492 euro per ettaro di SAU (-9,6%), risultati questi che in generale mettono in evidenza un peggioramento dei risultati aziendali, sebbene anche in questo caso si osservino differenze territoriali.

Un’elevata variabilità si osserva anche per la redditività della terra, che registra il valore più elevato in Trentino (5.139 euro; -15,5%), seguito dalla Liguria (4.901 euro; -2,1%). A livello di circoscrizione si rileva che le regioni del Nord, con l’esclusione della Valle d’Aosta, presentano valori superiori a quello medio nazionale, congiuntamente alla Campania e alla Calabria, quest’ultima con una redditività maggiore a quella conseguita in altre regioni tradizionalmente più performanti.

Se declinata a livello di indirizzo produttivo, l’analisi della redditività rispetto ai fattori produttivi evidenzia una marcata differenziazione nei valori medi aziendali (Fig. 1). Le aziende specializzate nell’allevamento di granivori si caratterizzano per il più elevato livello medio di redditività della terra (4.924 euro), significativamente al di sopra sia del dato medio nazionale, sia dei dati calcolati per gli altri indirizzi considerati. In genere questa tipologia di aziende tende a caratterizzarsi, oltre che per una ridotta ampiezza delle superfici aziendali – in quanto prevalentemente orientate all’attività zootecnica – anche per elevati livelli di produttività della terra e redditività del lavoro (41.517 euro), dato quest’ultimo inferiore solo al valore dell’indicatore registrato per le aziende con indirizzo bovini da latte (44.533 euro), in assoluto il più elevato livello di reddito per occupato.

Il quadro di sintesi delineato rileva che gli indirizzi granivori e bovini da latte sono caratterizzati dalle migliori

performance reddituali; a questi si affianca l’indirizzo vite, per il quale entrambi gli indici di redditività dei fattori produttivi mostrano valori superiori al relativo dato medio nazionale.

Con riferimento ai restanti indirizzi produttivi si nota che le aziende ortofloricole e quelle fruttifere presentano una discreta redditività della terra, le aziende dedite alla coltivazione di cereali e all’allevamento di altri erbivori conseguono risultati simili nonché una redditività del lavoro in linea o lievemente superiore al dato medio nazionale, mentre gli indirizzi altri seminativi, olivo e coltivazioni ed allevamento si caratterizzano per una esigua redditività del lavoro e della terra.

La misura del PNRR dedicata allo sviluppo dell’agrivoltaico

Contemporanemanete, il MITE ha dato il via alla consultazione pubblica sulla misura per la concessione dei benefici previsti dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.1 “Sviluppo Agrovoltaico” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di incentivare con contributi a fondo perduto fino al 40% la realizzazione di Impianti agrovoltaici per contribuire al raggiungimento dei target nazionali in materia di energie rinnovabili e al contempo rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico e migliorando le prestazioni climatiche-ambientali.

Viene precisato dal Dicastero che, rurante il periodo di consultazione pubblica le parti interessate potranno inviare osservazioni all’indirizzo di posta elettronica PEC cee@pec.mite.gov.it utilizzando il Modulo di adesione alla consultazione allegato e indicando come oggetto della mail “Consultazione M2C2 investimento 1.1 Sviluppo Agrovoltaico”.

I soggetti interessati sono invitati a rispondere entro il 12 luglio 2022.

Per maggiori informazioni

Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici:

https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/PNRR/linee_guida_impianti_agrivoltaici.pdf

[1] Si tratta di una indagine campionaria annuale istituita dalla Commissione Economica Europea nel 1965, con il Regolamento CEE 79/56 e aggiornata con il Reg. CE 1217/2009 e s.m.i. Essa viene svolta, in Italia a partire dal 1968, con un’impostazione analoga in tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea e rappresenta l’unica fonte armonizzata di dati microeconomici sull’evoluzione dei redditi e sulle dinamiche economico-strutturali delle aziende agricole. Per maggiori informazioni, cliccare su: https://rica.crea.gov.it/cos-e-la-rica-725.php .

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Cingolani: nascerà il “Climate Club” per i Paesi del G20

Intervenuto lo scorso 24 presso la Camera dei Deputati, il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha fatto il punto della situazione sui temi in cui è coinvolto il proprio Dicastero nell’ambito di un’informativa urgente. Ha comunicato la nascita, proposta dalla Presidenza tedesca del G7, di un “Climate Club” per i Paesi del G20, sottolineando come i tempi siano molto stretti.

L’intervento

Nell’ambito del G7 dei ministri dell’Energia e dell’Ambiente svolto tra il 25 ed 27 maggio scorso, il , il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha fatto il punto della situazione sui temi in cui è coinvolto il proprio Dicastero nell’ambito di un informativa urgente.

Le dichiarazioni

Diversi gli argomenti trattati nel corso dell’intervento del Ministro.

Nasce il club sul clima

Il Ministro ha preliminarmente ricordato gli obiettivi del G7 che punta a stabilire una alleanza globale per la protezione del clima, la promozione della transizione energetica, la tutela della biodiversità e per migliorare la sostenibilità della gestione delle sostanze chimiche e promuovere la protezione e l’uso sostenibile dei mari.

Rispetto al tema della transizione energetica, il Ministro ha innanzitutto ricordato come la presidenza tedesca intenda promuovere ulteriori impegni di riduzione delle emissioni rispetto a quelli adottati nel 2021, anche attraverso un rafforzamento di obiettivi settoriali o interventi su specifiche fonti di emissione.

In tale direzione si muove il RepowerEu, con cui l’Unione europea dovrà accelerare sugli obiettivi di efficienza energetica e rinnovabili. Il Ministro ha poi richiamato la proposta tedesca sul Club sul clima che andrà esteso anche ad altri grandi emettitori del G20 e agli altri Paesi impegnati nella lotta al clima. La proposta punta ad allineare politiche e misure climatiche soprattutto nei settori industriali, accelerando il taglio delle emissioni nei settori in cui ciò è più difficile e, al contempo, a prevenire distorsioni sul mercato e il fenomeno del carbon leakage.

I pilastri dell’iniziativa

Secondo le intenzioni tedesche, il Climate Club potrebbe svilupparsi su tre pilastri:

  • comune misurazione delle emissioni e allineamento del prezzo della CO2 prodotta dai materiali e dai manufatti per garantire la comparabilità delle politiche climatiche, ricorrendo a strumenti quali il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam);
  • progressiva trasformazione dei settori industriali attraverso approcci comuni di decarbonizzazione delle industrie, attraverso strumenti quali il ‘Patto di azione per l’idrogeno” (Hydrogen Action Pact);
  • sviluppo di partnership internazionali per la decarbonizzazione del settore energetico nelle economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo attraverso l’eliminazione del ricorso al carbone e la progressiva diffusione delle rinnovabili.

Cingolani: i tempi sono molto stretti

La proposta, secondo il Ministro, presenta alcune criticità legate alla realizzabilità dell’iniziativa visti i tempi molto stretti. I Ministri hanno infatti manifestato la disponibilità a discutere di tale proposta, evitando tuttavia di promuoverla in occasione della prossima ministeriale.

Rispetto agli impatti dell’aggressione russa, la presidenza tedesca ha riconosciuto la necessità di individuare misure efficaci per fermare l’aumento del prezzo del gas determinato da condizioni di mercato straordinarie. In particolare, per il settore energetico è emersa la determinazione ad accelerare la transizione verso un futuro a zero emissioni nette entro il 2050, mantenendo al contempo la sicurezza e l’accessibilità dei sistemi energetici, anche attraverso la rapida espansione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Rispetto al metano, la presidenza tedesca ha proposto l’impegno di sviluppare dei piani di azione nazionale nel settore della riduzione delle emissioni di metano.

L’Italia ha proposto, e la membership G7 ha accolto, di considerare anche il ruolo delle tecnologie waste-to-fuel (come il biometano) come una preziosa opportunità per mitigare le emissioni. Relativamente alle fonti fossili, la presidenza mira a riaffermare l’impegno a eliminare gradualmente i sussidi nazionali cosiddetti inefficienti per le fonti fossili entro il 2025.

Per accelerare tale processo, si prevede un rafforzamento della trasparenza internazionale e la condivisione delle buone pratiche, l’avvio di un’azione di monitoraggio / aggiornamento sui progressi raggiunti al 2023, oltre che una valutazione delle possibili azioni per sviluppare inventari pubblici congiunti relativi ai sussidi esistenti per i combustibili fossili. L’Italia ha evidenziato che laddove si vogliano sviluppare inventari pubblici congiunti relativi ai sussidi esistenti per i combustibili fossili, sarà necessario condividere altresì i metodi di classificazione dei Fossil Fuel Subisdies ed i criteri di stima economica.

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas

Con riferimento alle operazioni di diversificazione delle fonti di gas, il Ministro ha ricordato che l’Italia sostituirà i circa 30 miliardi di importazione russa con una quantità di gas totale inferiore, circa 25, nel corso del tempo, a regime, considerando il termine di abbattimento di necessità del gas dovuto all’accelerazione delle rinnovabili e a un piano di risparmi.

La centralità del idrogeno per un futuro a zero emissioni nette

Cingolani ha sottolineato come, rer il raggiungimento di un futuro a zero emissioni nette ed energeticamente sicuro, sia centrale il ruolo dell’idrogeno rinnovabile e a basso contenuto di carbonio e dei suoi derivati. A tal fine, la presidenza tedesca propone di sottoscrivere e lanciare il ‘G7 Hydrogen Action Pact’.

L’Italia ha ribadito la priorità per l’idrogeno ‘verde’ da rinnovabili e il riferimento al suo ruolo per decarbonizzare anche in settori industriali ‘hard-to-abate’, confermando al contempo l’importanza della collaborazione internazionale anche per promuovere lo sviluppo e la definizione di standard settoriali comuni al fine di favorire la produzione, l’uso, il commercio e il trasporto di idrogeno.

Occorre rimuovere gli ostacoli alla realizzazione della produzione di energia da rinnovabili

Il Ministro ha quindi sottolineato l’esigenza di rimuovere gli ostacoli alle rinnovabili per favorire la diffusione delle energie rinnovabili a livello globale. Sul punto la presidenza tedesca ha proposto di rimuovere le barriere che impediscono o rallentano le espansioni delle rinnovabili, ad esempio, nelle procedure di autorizzazione o pianificazione. Per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050, i Paesi del G7 prevedono finanziamenti pubblici per favorire gli investimenti privati. Da parte italiana è stato manifestato convinto supporto all’accelerazione dello sviluppo delle stesse e richiesto un maggiore focus nel comunicato finale sulla tematica della R&S.

Rispetto alla decarbonizzazione dei sistemi energetici, la presidenza ha proposto l’obiettivo relativo al phase-out dal carbone entro il 2030, posizione in linea con il nostro Pniec (non ancora aggiornato perché ancora deve recepire la Fit for 55). Da parte tedesca, è stato proposto l’impegno di raggiungere la neutralità climatica del settore elettrico entro il 2035. Si tratta di un impegno particolarmente ambizioso; il negoziato su questo punto è ancora aperto.

In merito alla decarbonizzazione del settore trasporti, si sta discutendo della opportunità di favorire la crescita dei veicoli elettrici con l’obiettivo di procedere ad avere le nuove auto e i furgoni a zero emissioni entro la prossima decade. Su questo aspetto, è stato illustrato l’impegno italiano a favorire una veloce decarbonizzazione del settore automobilistico, evidenziando la necessità di identificare tempistiche diverse tra auto e furgoni, suggerendo rispettivamente il 2035 e il 2040. La discussione è ancora aperta, l’Italia ha chiesto di far riferimento anche a combustibili sostenibili come il biometano e tecnologie innovative come l’idrogeno.

Il Ministro si è poi soffermato sull’importanza dell’economia circolare e l’efficienza delle risorse per rispondere alle varie sfide ambientali, in particolare lotta al cambiamento climatico e conservazione della biodiversità e sulla supply chain.

Il G7 si sta impegnando nella transizione ecologica

In conclusione, il Ministro ha ribadito l’impegno dei Paesi del G7 a sostenere una transizione verso catene di approvvigionamento sostenibili dal punto di vista ambientale, che siano allineate all’obiettivo di emissioni zero e resilienti al clima, che riducano l’inquinamento, utilizzino le risorse in modo sostenibile, riducano l’impatto ambientale dei prodotti e promuovano l’economia circolare. In tale contesto, il Ministro ha ricordato il ruolo delle imprese private, fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

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